La foresta di Enel ha quasi 74 mila alberi. Hanno tutti un nome così come i contadini che li hanno piantati e che ora se ne prendono cura e li custodiscono. Il primo è stato piantato nel 2011, l’ultimo pochi giorni fa, per un progetto legato alla Formula E.
Tutto è stato possibile grazie a Treedom, una startup fondata nel 2010 a Firenze da Federico Garcea e Tommaso Speroni. Insieme giocavano a Farmville, un videogame con cui ognuno può realizzare la propria fattoria virtuale: in pochi anni hanno creato una foresta reale in 14 Paesi nel mondo, dall’Italia all’Africa, dall’America Latina all’Asia, attraverso una piattaforma web che permette di piantare alberi a distanza in progetti di sostenibilità ambientale e sociale.
Otto anni di collaborazione con Enel
“Il rapporto con Enel è stato fondamentale: con loro è nato il primo progetto sviluppato per un grande Gruppo, un’esperienza che ci ha insegnato a lavorare con altre grandi aziende, non solo con le utility” racconta Garcea nella sede sulle colline di Firenze, naturalmente immersa tra gli alberi (“passo più tempo al lavoro che a casa quindi voglio che la sede di lavoro sia piacevole”).
La collaborazione è nata otto anni fa e, nel tempo, ha allargato il suo raggio di azione. “All’inizio abbiamo lavorato con i dipartimenti di Comunicazione e Mercato sulla sponsorizzazione di eventi musicali e sul programma di Loyalty Enel Premia”. Poi sono arrivate le partnership su giornate importanti come il Sustainability Day e la Giornata della Terra, per la quale il nostro Gruppo ha regalato ai clienti cartoline per la piantumazione di un albero. L’anno scorso, poi, Treedom ha contribuito a rendere sostenibile il Capital Markets Day di Enel, piantando 700 alberi tra la Sicilia e la Colombia. “Quest’anno abbiamo collaborato per un progetto molto interessante, Race to change, un buon esempio di come si possano ingaggiare e responsabilizzare gli utenti: con un bacino di clienti così ampio un grande Gruppo come il vostro può essere un motore di cambiamento fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi. In questi anni Enel si è guadagnata una certa reputazione in ambito green”.
La sostenibilità integrata nel business
Tra Enel e Treedom la sintonia è stata quasi naturale. “Personalmente condivido la visione di innovazione aperta di Enel: non sono molte le aziende italiane che cercano innovazione in tutto il mondo e lasciano che le startup sviluppino autonomamente le proprie idee” continua Garcea.
Sintonia anche sulla scelta di integrare innovazione e sostenibilità. “Noi siamo nati sull’idea dell’innovazione integrata nella sostenibilità. Nove anni fa solo pochissime aziende pensavano si potesse integrare la sostenibilità nel business: Enel è stata una di queste. Oggi, invece, in molte aziende chi fa CSR (Corporate Social Responsibility) riporta direttamente all’amministratore delegato: la sostenibilità è diventata mainstream, è trasversale ed è chiamata a innervare tutta l’azienda”.
Treedom difende la propria specificità. “Piantare un albero è una delle cose più antiche del mondo, ma renderlo digitale e monitorarne la crescita non è facile: oggi siamo ancora l’unica piattaforma web che permetta di piantare un albero a distanza e seguirlo online”. La startup lavora con 850 aziende, cura 20 progetti nel mondo con 624 mila alberi piantati e 36 mila contadini coinvolti, mentre 220 mila sono gli utenti della community online, persone che hanno ricevuto alberi in regalo o li hanno piantati per festeggiare un battesimo, un matrimonio, un compleanno. Ogni pianta ha un nome, è geolocalizzata e viene fotografata costantemente “perché noi vendiamo reputazione alle aziende quindi dobbiamo essere molto seri”, spiega Garcea. La foresta di Enel si estende in 7 Paesi (Italia, Colombia, Camerun, Kenya, Senegal, Haiti e Nepal) e contribuisce ad abbattere più di 23 milioni di chilogrammi di CO2.
Dall’ambiente allo sviluppo sociale
Nel proprio Dna Treedom sposa la mission ambientale a quella sociale: ogni progetto contribuisce a migliorare la vita delle comunità locali e a favorire la microimprenditorialità, dai territori confiscati alla mafia nel Sud Italia alle zone colpite dal terremoto ad Haiti. “Noi aiutiamo a riempire il gap tra il momento in cui l’albero da frutto viene piantato e la fase in cui inizia a fornire una rendita al contadino, dopo tre o quattro anni. In Kenya, per esempio, siamo in contatto con project leader che forniscono le piante alle comunità rurali, fanno formazione, poi raccolgono e vendono la frutta redistribuendo gli utili con un modello di tipo cooperativistico”.
Due agronomi e un’esperta forestale di Treedom girano il mondo per monitorare i progetti mentre, nella sede di Firenze, comunicatori, grafici e informatici lavorano al sito che oggi parla in 5 lingue. “Però non siamo una tipica Internet company: la nostra startup non è nata in un garage ma in un salotto” scherza Federico. Lì dove, con Tommaso, divertendosi con Farmville ha immaginato Treedom, l’albero della sostenibilità.